Il liquido amniotico (LA) è l’habitat del feto per nove mesi, Avvolge il nascituro, lo protegge e ne favorisce lo sviluppo dalle prime fasi della gravidanza fino al parto. E’ indispensabile per la sua sopravvivenza e per il suo benessere.
Di cosa è fatto il liquido amniotico e come cambia
L’origine del liquido amniotico è mista perché è prodotto sia dalla mamma che dal feto; con l’avanzare della gravidanza, la composizione del liquido varia per adattarsi alle necessità e alla crescita del feto. Prima della 18 settimana di gestazione (terzo – quarto mese) la presenza di LA è prevalentemente assicurata dalla madre grazie alla trasudazione dei liquidi dai vasi sanguigni della placenta verso il sacco che contiene il liquido amniotico, dopo la 18 settimana, il principale apporto però viene dal feto: a partire dalla sua urina e dalle secrezioni del suo tratto bronchiale e nasale.
Il piccolo ingerisce continuamente parte del liquido, che viene assorbita dal suo intestino, bilanciando così l’urina prodotta. In questo modo, il nascituro stesso controlla l’equilibrio del liquido e fa sì che non sia mai troppo o troppo poco. La diuresi fetale nel corso della gravidanza aumenta progressivamente e la quantità di LA cresce fino alla 32 (ottavo mese) settimana per poi restare pressoché invariato, solo verso la fine della gravidanza si assiste, fisiologicamente, ad una franca riduzione dello stesso.
Quali sono le sue funzioni?
Il liquido amniotico assolve diversi compiti:
L’importanza di questo prezioso liquido è tale che prelevandone un campione si possono ottenere importanti informazioni sul benessere fetale, il suo controllo ecografico può essere la spia di eventuali problemi della gravidanza ed, a fine gestazione, è un valido supporto per decidere il timing del parto qualora fosse troppo ridotto. Il liquido amniotico contiene cellule fetali provenienti dalla pelle del nascituro, dalle sue mucose intestinali, dai reni e dai polmoni. Analizzandone un campione, tramite un prelievo, ovvero l’amniocentesi, è possibile effettuare un esame per diagnosticare eventuali alterazioni cromosomiche, come la sindrome di Down, o specifiche patologie a carico di singoli geni, come la fibrosi cistica.
La valutazione della quantità di liquido amniotico viene fatta attraverso l’ecografia.
Una quantità eccessiva di liquido, il cosiddetto poliamnios, può essere la spia di una problema fetale o di una patologia materna. Si verifica, per esempio, in presenza di patologie dell’apparato digerente o della bocca, che impediscono al piccolo di ingerire il liquido e bilanciare quello prodotto dai reni. Ma può essere anche un sintomo di diabete gestazionale, che altera il metabolismo fetale e determina una anomala produzione di urina da parte del nascituro. Altre volte il poliamnios può non avere una causa certa e riconosciuta.
Al contrario, una quantità di liquido inferiore alla norma, il cosiddetto oligoamnios, può essere la spia di qualche problema a carico dell’apparato digerente oppure il risultato di una piccola rottura delle membrane cosiddetta “alta”.
Risulta evidente come la valutazione del liquido amniotico sia estremamente importante per la gestione della gravidanza e della valutazione del benessere fetale; ciò e soprattutto vero a fine della gestazione quando il liquido normalmente è ridotto.
Che cosa accade se il sacco si rompe?
La rottura della parte bassa del sacco amniotico provoca la fuoriuscita improvvisa di una quantità cospicua di liquido. La mamma non può non accorgersene e deve recarsi al più presto in ospedale. Solitamente la rottura avviene al termine della gravidanza senza che il travaglio sia iniziato oppure si verifica nel corso del travaglio stesso.
Quando il sacco si rompe a fine gravidanza e non è ancora iniziato il travaglio o non sono ancora comparse le contrazioni uterine, si possono attendere 12-24 ore, senza ansie da parte della mamma, poiché l’attesa è finalizzata a permettere l’ avvio spontaneo e fisiologico del travaglio di parto, come accade nella maggior parte dei casi. Alcune volte accade che, al termine di questa attesa, senza risultato, trascorsa sempre valutando le condizioni di benessere fetale e materno, si debba procedere all’induzione del travaglio di parto.
In conclusione il liquido amniotico è un compagno prezioso per la madre e per il feto che “trasporta“, proteggendo, i due protagonisti di questo affascinante viaggio, che è la gravidanza e l’attesa, al suo termine.
Dott.ssa Raffaella Di Ramio – Specialista in Ostetricia e Ginecologia